Il gruppo di lavoro del Dipartimento Ingrassia nelle sue varie componenti scientifiche (Igiene e Generale e applicata, Anatomia Patologica, Anatomia, Chirurgia Generale) ha preliminarmente esaminato i dati epidemiologici dell’epatocarcinoma in Sicilia dove negli anni duemila l’infezione da virus dell’epatite C, ed in misura minore B (per gli effetti della vaccinazione dal 1978) ha costituito un fondamentale fattore eziologico nell’insorgenza dell’epatocarcinoma.
Questo tumore che, nel 2020, prevedeva circa 500 casi annui (3,8 % di tutte le neoplasie in Sicilia) con una mortalità in linea con le altre regioni del Sud-Italia (22,5 x 100mila decessi nei maschi - 8,8 x 100 mila decessi nelle femmine) più alta delle altre regioni del Centro -nord Italia, ed una sopravvivenza media a 5 anni del 20%. Considerato sufficientemente studiato il rapporto tra infezione e tumore, il gruppo di lavoro ha preso in considerazione un altro importante e frequente fattore di rischio quale l’obesità.
Nel 2019 in Sicilia si sono registrati infatti 800 mila obesi e 2,3 milioni soggetti in sovrappeso (47% della popolazione residente) i quali presentano spesso patologie cardio-polmonari associate e maggior rischio di insorgenza di neoplasie. Tra queste la possibilità di insorgenza di un epatocarcinoma si basa sui dati ben riportati in letteratura.
Il paziente obeso infatti è nella maggior parte dei casi portatore di NAFLD (non alcoholic fatty liver disease) o steatosi epatica che, nel tempo, evolve verso la steatoepatite (NASH) caratterizzata dalla comparsa di una importante componente di fibrosi all’interno del parenchima epatico che prelude ad uno squilibrato rapporto fibrosi/parenchima danno caratteristico della cirrosi epatica, primo e più importante fattore di rischio dell’epatocarcinoma. In considerazione delle competenze specifiche il gruppo di lavoro ed in base ad una approfondita revisione dei dati presenti in letteratura scientifica che sottolineano i benefici della chirurgia bariatrica non solo sulla perdita di peso ma anche sulle modifiche del microbioma intestinale e della sua influenza positiva sulla progressione della steatosi, parimenti ad una correlazione negativa con l’infezione da HP.
Si è proceduto alle seguenti attività: